“… se fossi una prostituta capirei…”

Lo so che sto scrivendo sempre più raramente ed intervengo sempre meno sui social network ma la questione oltreché di tempo è soprattutto di contenuti perché non sempre si può dire ciò che realmente si pensa e se devo dire cose banali o demagogiche preferisco tacere.

Vorrei solo togliermi un sassolino.

Pochi mesi fa durante un tg ascoltavo l’intervista ad una donna alla quale erano stati sottratti sei figli per essere affidati dal Tribunale dei Minori ad un istituto di accoglienza.

Delle reali ragioni giudiziarie per cui un Tribunale abbia deliberato tanto, nulla.

Le ragioni della madre: “… ce li hanno tolti perché siamo poveri ma siamo persone perbene, fossi una prostituta capirei…”

Vorrei richiamare il monito, che condivido pienamente, di papa Francesco sulla genitorialità responsabile “i cattolici non sono conigli… l’ideale è fermarsi a tre” con riferimento a particolari contesti familiari e sociali di notevole disagio, e dire che al di là di tutto trovo che accusare sempre il sistema o gli altri sia già una forma di irresponsabilità da parte di chi non riesce a fare un mea culpa neppure davanti a simili tragedie.

Di fronte a sei figli sottratti nessuna autocritica ma la autocelebrazione del proprio perbenismo avanti alimage4 disprezzo e ai pregiudizi per prostitute, spesso madri più che esemplari che si sacrificano frequentemente proprio per non far mancare nulla ai figli, che devono rimanere sempre estranei a questioni economiche e lavorative di ogni genitore.

Mi informavo meglio e dai verbali dei servizi sociali emergevano altre ragioni a motivo del provvedimento di allontanamento, tra cui le numerose circostanze in cui i bambini si presentavano a scuola costantemente sporchi e con pidocchi.

Mi chiedo solo: “Ma cosa c’entra essere poveri con la pulizia personale?”

Lavare un bimbo, accudirlo è un gesto d’amore non di soldi; per i pidocchi se non puoi comprare prodotti in farmacia puoi tagliare i capelli che vanno anche di moda. Basta un po’ di volontà. Ma i figli non devono pagare mai il prezzo dell’incapacità genitoriale, devono essere lo specchio della serenità, sempre e comunque, vivere la propria invividualità, la propria personalità e soprattutto la propria età.

Sono loro i bambini, non gli adulti.

Immagino solo l’umiliazione e la mortificazione di presentarsi sporchi in classe o discriminati e additati perché con i pidocchi. Ecco, non è una questione di povertà, è una questione di inettitudine genitoriale, d’incapacità a capire che quei piccoli, grandi traumi condizioneranno la loro personalità.

Riguardo il disprezzo nei confronti di chi si prostituisce come se quella fosse la gente più idonea a cui sottrarre i figli vorrei solo rispondere che di donne in questo settore ne conosco tante, e i figli sono cuccioli da amare, proteggere, curare in ogni modo per potenziarne tutte le capacità espressive, indipendentemente dalla professione che si esercita e conosco anche tante donne “normali” insoddisfatte, impasticcate di psicofarmaci, frustrate, mezze alcolizzate o mezze cocainomani, inidonee anche per natura ad essere madri, pronte a vedere in essi un peso, un’arma di ricatto o un limite alla propria libertà. Donne esaurite che scaricano su mariti e figli la propria insoddisfazione di donne.

Attitudini, istinti naturali anche questi che nulla hanno a che fare con la povertà.

E poi basta con questa storia “Fossi una prostituta…” oppure “…che ci vuole pure io allora mi metto a fare la prostituta…” e tante altre bagianate che spesso sento in tv o in dibattiti televisivi ai quali ho partecipato.

Vorrei rispondere una volta per tutte.

Credo che la maggior parte delle donne vorrebbe darla via; la questione è che moltissime già la danno via ricevendone utilità economiche in controprestazione (lavoro, promozioni, l’aumentino in busta paga, l’apparizione nella trasmissioncina, nel filmettino, la 200° fascia nel concorsetto perché bisogna accontentare anche le altre 199 che l’hanno data via prima ecc), altre meno ipocritamente e subdolarmente lo fanno per professione, altre son suore e probabilmente qualcuna l’avrà pure data via, e il residuo delle donne quelle che dicono  “…allora pure io che ci vuole…” nessuno le vuole! E nessuno le vorrebbe neppure se la tirassero via!! Perché loro stesse sono oscene. Che poi la loro frustrazione è esattamente questa, che vorrebbero tirarla appresso ad uomini  ma rifiutate hanno questa ostilità nei confronti del mondo.

Se ragionassi con la stessa loro faciloneria, anziché in auge come accompagnatrice di lusso, sarei già fuori mercato perché ricordiamolo che la prostituzione è il mercato più concorrenziale che esista, e se tu offri attività ginnica come molti la ritengono già ce ne sono altre centinaia di migliaia a offrirla allo stesso prezzo ma a fare capriole, salti mortali, tripli salti carpiati.

Lo stesso se tu sei un fake con foto false o ti ricicli sotto altro nome (ecco perché la maggior parte delle escort non ha siti nominativi, perché quando sputtanate come non reali… oplà e cambiano nome riciclandosi nei siti professionali di settore confondendosi tra tutte le altre sempre con foto tarocche).

La verità è che per essere la escort che guadagna di più in Italia (600 o 800 euro all’ora incall/outcall e 5000 euro a notte) occorre dare molto di più rispetto a tutte, soprattutto notevole capacità di comprensione della psiche maschile per soddisfare fantasie, desideri, senza che neppure ti vengano chiesti; rispettare sempre privacy, discrezione, igiene, eleganza, avere studi di classe, climatizzati, autenticità, eroticità, sensualità, atmosfera, modi, dolcezza ecc); offrire un’estasi di rigenerante relax da far desiderare ancora e ancora quel particolare “bene” tanto che anche ad un’eventuale aumento di prezzo corrisponderà un aumento della domanda, perché pur non essendo un bene indispensabile quel piacere non è neppure sostituibile.

Ergo, io sono un bene di Giffen J

Tutto questo richiede prima di tutto cervello, un corpo e una personalità notevoli, e non certamente solo tette (per lo più moscie o strarifatte) e culi (piatti, intanto si sa che la bella tettone o i culetti a mandolino che avete visto in foto, stanno in America nella porno Valley con la pornostar che ne è reale proprietaria..) però permettetemi… ma ben gli sta a chi cerca l’affare e prende le sole.

Io per la verità neppure mi sento una prostituta né una escort nel senso volgarmente inteso. Io non ho rapporti occasionali, ma vari amici-amanti che rivedo con affetto e piacere, può essere con minore o maggiore assiduità o frequenza, ma i miei amici li rivedo sempre.

Non sentendomi una prostituta, ma un’amica o un’amante, la questione della madre che nelle prostitute cerca il capro espiatorio del proprio fallimento, affrontata sin dall’inizio di questo post, in effetti mi riguarda se non per la sensibilità che ho sempre avuto per le tematiche relative all’infanzia e questo principalmente perché io stessa venni affidata a undici anni per ragioni economiche a terzi dai miei genitori, e mai li perdonai. Sono ferite che rimangono per sempre dentro, soprattutto se all’opposto di quei sei fratelli, la famiglia viene spezzata e sono i genitori a scegliere due di quattro figli da tenere e quelli invece da “abbandonare”. Perché il senso dell’abbandono, della precarietà dei rapporti umani, del tradimento, sarà tatuato nell’anima.

Sulla mia stessa pelle ho conosciuto anche la cattiveria inumana di chi, volendo separarmi da mio figlio per ottenerne l’affido e l’esclusiva patria potestà, ha pensato di usare come la signora, l’arma della prostituzione come equivalenza di pessima genitorialità. Non c’è stato un solo giudice che non abbia respinto argomentazioni tanto bieche e idiote.

Quindi gentile signora, perché anziché sparare a zero sulle prostitute non prova a farsi un esamino di coscienza e giusto un piccolo mea culpa?

Non sarò certo io a dirle che le maniche doveva rimboccarsele prima di farsi portar via i figli.

Con fierezza e orgoglio per l’immenso amore e premura con cui accudisco quotidianamente bimbi spettacolari anche adottati

Asia Roma

 

 

 

 

 

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